Sonàta Mascaràta

Scenario tragicomico in musica e danza dell’amor sofferto

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 spettacolo di commedia dell'arte
Regia e drammaturgia   Michele Guaraldo
Musiche, coreografie e canti: Simone Campa
Costumi: Debora Gambino, Cristina Voglione
Maschere: Franco Leita
Interpreti: Maria Augusta Balla, Cecilia Bozzolini, Simone Campa,
Oreste Forestieri, Michele Guaraldo

Qual è il filo rosso che unisce la tradizione della musica popolare italiana con la tradizione della commedia dell’arte? Quale era il peso della musica e del canto all’interno di uno spettacolo di commedia dell’arte? Cosa unisce il grottesco della maschera con i ritmi indiavolati dei tamburelli?

Molto è stato scritto a riguardo ma di sicuro la matrice di tutto questo è la ricchezza culturale della tradizione italiana famosa in tutto il mondo. Sonàta Mascaràta è un classico canovaccio di commedia dell’arte dove l’amore contrastato dei due amorosi è accompagnato, ingarbugliato e poi risolto dai frizzi e i lazzi delle maschere grottesche.

Una storia che si sviluppa affrontando i temi dell’improvvisa come l’amore, la follia, la fame, conditi dall’irresistibile comicità assurda e scanzonata dei suoi caratteri, narrato in musica, canto e danza. È una performance dove la forza travolgente dei ritmi veloci ed incalzanti come la tarantella, la pizzica salentina, la tammurriata napoletana, accompagnano la follia che contraddistingue le maschere grottesche della commedia dell’arte.


Trasuda divertimento (di interpreti ed astanti), vivacità e vitalità Sonàta Mascàrata, in prima assoluta il 3 dicembre 2011 nel cartellone della Fondazione Teatro Piemonte Europa.E’ il curioso frutto di un innesto tra percorsi artistici consueti e rodati distintamente, ma nuovi ad intersecarsi, forti della reciproca volontà di sperimentare. In campo, due compagnie, da un lato La Paranza del Geco, ensemble esperto di musica popolare meridionale, dall’altro Officina Per la Scena, realtà della prosa contemporanea con esperienze autorali che vanno dalla commedia dell’arte a Camus. Due comuni denominatori: strumenti e maschere. Quelli dell’iconografia, che ritraeva anticamente i musici di strada o che testimoniava la commedia all’improvviso: in entrambi i casi, apparivano maschere e strumenti. Da queste affinità sono partiti OPS e Paranza, per cercare insieme una cifra, per capire fattivamente l’apparentamento dei generi, per inseguire un obiettivo senza pregiudizi. E’ nata così un’opera intonsa ma sapida di arcaico, che il passato conosce ed onora, riecheggia, rispetta, ravviva e valica. C’è un canovaccio da commedia dell’arte, redatto ora da Michele Guaraldo che firma anche la regia, quindi c’è un falso storico squisitamente verosimile. Ci sono due innamorati separati dalla sorte, la fanciulla (Cecilia Bozzolini) è imbambolata dal dolore, poi folle d’amore, un po’ Giulietta un po’ Ofelia, invaghita di un giovane un po’ confuso (Guaraldo) che va soldato con i Borboni per l’Unità d’Italia. C’è una madre padrona, irresistibile (Maria Augusta Balla). C’è un musico imbonitore, maestro concertatore, che si esprime in una straordinaria mistura di latino-italo-inglese impeccabile (Simone Campa, anche fautore di musiche, coreografie e canti); c’è un servo, dottissimo di teoria e pratica melodiche, che sogna di esibirsi nelle piazze (Oreste Forestieri); c’è un lieto fine che dopo mille lazzi e cori, peripezie, balli ed agnizioni suggella una pièce verace, pregna di Italie, allegra ed adatta ad ogni latitudine, anche oltre confini. Bellissime le maschere di Franco Leita, i costumi sono di Debora Gambino.
Maura Sesia - Sistema Teatro Torino

Foto di Stefano Roggero

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